“SCARAFAGGI” GRUNGE NELL’ITALIA DI PROVINCIA
Scritto da Redazione Radio Flyweb il 27 Marzo 2023
“Scarafaggi” grunge nell’Italia di provincia: il romanzo di Boddi rivive l’epopea del Seattle sound, con la prefazione di Ernesto Assante
Ogni generazione è lo specchio dei propri tempi e l’ingresso negli anni ’90 è segnato dall’emergere della sottocultura grunge che trova radici nell’anticonformismo giovanile. Ragazze e ragazzi adottano un modo di vestire che urla indifferenza per l’idea stessa di moda. Rifiutano i valori incarnati dal consumismo, dal materialismo e dal capitalismo, segnando un totale allontanamento dall’esplosione di colori stravanti, stili eccentrici, paillettes luccicanti tipici del decennio precedente. Giorgio, Mirko, Ivano e Renzo sono i protagonisti trasandati e spettinati del nuovo romanzo di Massimo Boddi, “Gli scarafaggi non si nascondono in casa” (la Bussola edizioni, 140 pp., 10 euro). Insieme a loro ci sono Miriam, Ludovica, Carmen e Veronica a condividere la sballata routine che segue le partiture del rock acido metropolitano.
La musica è parte integrante della storia, “è in tutto il romanzo, alle volte presente, alle volte solo evocata, in grado di avvolgere il racconto e farlo andare in direzioni diverse di volta in volta. Boddi è bravo, tagliente, romantico, vuole bene ai suoi personaggi e gli dà vita in maniera esemplare”, scrive nella prefazione il giornalista e critico musicale, Ernesto Assante.
Provincia toscana, 1992. Gli “scarafaggi” sono seguaci di band come Nirvana, Pearl Jam, Alice in Chains, Soundgarden, tra le più celebri esponenti del Seattle sound. I quattro amici sono randagi perdigiorno che bazzicano le vie dei quartieri popolari, indifferenti alle tendenze e all’omologazione. Un po’ come i rocker grunge. Sono apatici ma in cerca di una rivoluzione a cui dare il giusto nome: insomma, sono una generazione di contraddizioni. Di certo c’è che sfidano l’ordine delle cose con totale autenticità. Parlano la lingua della strada e ingaggiano avventure urbane vagando per le vie di Piombino dove, intanto, si sta consumando la crisi dell’acciaio.
Torbida, angosciosa, sporca, ribelle. La musica grunge è per loro un’autentica ispirazione e la provincia che viene rappresentata è “acida” quanto basta da renderne l’idea. Non solo. I personaggi sono “rock” soprattutto per il loro modo di vivere e fare le cose. Perché è “con questo atteggiamento un po’ svagato ma profondo, un po’ cialtrone ma attento, un po’ ignorante ma colto, un po’ annoiato ma curioso, un po’ cinico ma sentimentale, un po’ devastato ma costruttivo, è all’interno di queste e di molte altre contraddizioni che vivono gli scarafaggi”, sottolinea Assante.
Una gioventù bruciata, ma non troppo, che si muove in una scenografia che non è cartapesta, ma asfalto, odori, cemento e acciaieria. Gli ambienti sono dominati dalle vie rattoppate e dai palazzi corrosi di una città industriale che si identifica nella classe operaia. Sullo sfondo delle emergenti tensioni sociali, la narrazione mette a nudo una realtà che scompare, vissuta dal punto di vista di una generazione sfiduciata ma in cerca della propria strada. C’è spazio anche per il rock italiano, dai Cccp ai Litfiba con la canzone–inno al protagonismo giovanile “Siamo umani”, vero leitmotiv del romanzo.
I personaggi a cui l’autore del precedente “Miseria puttana” dà forma sono quelli “cresciuti col culo per terra”, tenuti a battesimo dalla palestra della strada: “La scena musicale grunge ha ispirato uno stile di vita e un insieme di valori per i giovani degli anni ‘90. Una rivoluzione culturale che ha rappresentato un modo di essere ribelli a tutto ciò che era considerato pop e mainstream. I protagonisti del romanzo non si preoccupano dei ruoli che la società gli assegna, sono semplicemente ciò che sono. Senza mezzi termini e con l’anima in rivolta, è questa l’essenza del grunge e loro la interpretano alla perfezione”, Massimo Boddi.
Nonostante le pazzie giovanili, Giorgio, Mirko, Ivano e Renzo sanno chi sono e da dove vengono. Cercando di scoprire dove andranno, fanno fuori falsità, arroganza, pregiudizi che si annidano dietro l’angolo e, talvolta, diventano la metafora stessa della corruzione morale dell’Italia.